Come sicuramente avranno intuito i nostri più affezionati lettori, anche il processo per raggiungere una cooperazione trasparente ed equa in ambito giudiziale ed esecutivo tra i Paesi membri è stato un percorso tortuoso e irto di difficoltà e molto speso sospetti.
Lo dimostrano le sentenze italiane di condanna nei confronti degli ex Brigatisti rossi, che, ancora oggi, godono della così detta dottrina Mitterand in Francia, che gli ha garantito fino ad oggi la non estradizione fondata sulla considerazione che sono passati troppi anni dagli accadimenti per i quali furono condannati e che, quindi, non devono essere più puniti.
Premettendo che le ragioni giuridiche esposte dai francesi hanno dei fondamenti oggettivi (ha senso punire un soggetto per un reato compiuto 30 anni fa, considerando che lo stesso soggetto potrebbe essere profondamente cambiato da allora?) il parere dello scrivente è che tali posizioni dovrebbero essere discusse internamente allo Stato che abbia emesso la sentenza, senza Autorità terze che accampino interventi poco opportuni in temi così delicati.
Nello specifico, dicevamo, i rapporti tra polizie e Autorità giudiziarie, è vario a seconda dei paesi membri. La creazione dell’Unione Europea non è ancora riuscita, ad oggi, ad equiparare i rapporti tra i predetti organi in maniera totalmente efficiente, trasparente ed equitaria (i casi francesi sono esemplificativi in tale senso). Con ciò non si può neppure negare che la direzione intrapresa sia effettivamente quella.
Oggi, ad esempio, le sentenze di un qualunque Stato membro dell’UE sono immediatamente riconosciute negli altri Stati membri, senza la necessità che i tribunali interni valutino ex ante se i principi costituzionali loro propri e il diritto europeo siano stati rispettati (controllo necessario, invece, sulle sentenze di qualsiasi Stato straniero, prima di renderle applicabili).
Discorso analogo per il così detto “mandato di arresto europeo”, che non necessita di alcun vaglio politico-amministrativo.
É stato, inoltre fondato un organo molto innovativo in Europa (che, ricordiamolo, non ha né un esercito né una forza di polizia comune): l’EuroJust, ovvero l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, creata al fine di migliorare il coordinamento e la cooperazione tra le Autorità Giudiziari degli Stati membri.
È stata anche fondata la Rete Giudiziaria Europea, finalizzata a perseguire gravi crimini che spesso assumono carattere transnazionale, come la criminalità organizzata, la corruzione, il terrorismo o il traffico di sostanze stupefacenti, con l’aiuto anche dell’Europol (una sorta di polizia europea creata sulla base della più celebre polizia internazionale denominata Interpol).
Rimane sempre al Congliglio il compito di regolare i rapporti tra le Autorità giudiziarie, allo scopo di avere un unico archivio, un’unica azione coordinata di ricerca e raccolta, prevedendo anche scambio di formazione e di personale.