La tecnologia sta trasformando ogni ambito della vita moderna, incluso quello artistico e creativo, sollevando interrogativi complessi. L’Intelligenza Artificiale (IA) consente oggi la creazione di opere d’arte e prodotti culturali senza l’intervento diretto di un artista umano. Questa novità tecnologica ha costretto la Corte di Cassazione a esprimersi sul tema dei diritti d’autore per opere create con strumenti digitali avanzati e software di intelligenza artificiale. La sentenza n. 1107 del 16 gennaio 2023 rappresenta una pietra miliare in materia, chiarendo alcuni punti essenziali e tracciando linee guida per la tutela della creatività digitale.
La sentenza n. 1107/2023: contesto e interpretazioni
Nella sentenza, la Cassazione ha affrontato la questione della tutela delle opere create mediante intelligenza artificiale, analizzando se e come il diritto d’autore possa applicarsi a tali creazioni. Al centro del giudizio vi era la distinzione tra l’opera frutto di creatività umana e quella generata autonomamente da una macchina. La normativa italiana sul diritto d’autore, secondo la Legge n. 633/1941, riconosce i diritti d’autore a chiunque crei un’opera dell’ingegno, purché vi sia un apporto umano diretto.
Questa interpretazione non è priva di criticità, specialmente considerando che l’IA può essere capace di generare opere originali senza alcun contributo umano tangibile. Tuttavia, la Corte ha concluso che, in assenza di un intervento significativo da parte dell’uomo, l’opera realizzata in autonomia dalla IA non può essere considerata come “tutelabile” dal diritto d’autore e, quindi, potrebbe essere libera da vincoli di proprietà intellettuale.
Apporto umano e strumenti digitali: una distinzione necessaria
La Cassazione ha ulteriormente distinto tra opere create con “supporto tecnologico” (computer-aided) e quelle generate esclusivamente dalla macchina (computer-generated). Nel primo caso, l’apporto umano è essenziale: l’artista utilizza l’IA come un mezzo, uno strumento creativo che arricchisce il proprio lavoro. L’IA, in questo contesto, è paragonabile a qualsiasi altro strumento creativo (es. la pittura, la fotografia). La Cassazione ha ritenuto che, in questi casi, l’opera può essere tutelata, perché il processo creativo deriva da una volontà umana precisa.
Nel secondo caso, ovvero quello in cui l’opera è generata dalla IA senza intervento umano, l’automazione priva l’opera del requisito fondamentale di “creatività umana” necessario per il riconoscimento del diritto d’autore. La Suprema Corte non esclude del tutto la protezione legale per tali opere, ma ha suggerito che una possibile tutela potrebbe derivare da altri strumenti legali, come i “diritti connessi”.
Diritti connessi come possibile tutela per opere digitali?
La Cassazione ha toccato brevemente la possibilità di utilizzare i “diritti connessi” per proteggere le opere di IA autonome. I diritti connessi, secondo la normativa italiana, riconoscono protezione economica a soggetti diversi dall’autore, come interpreti, produttori e distributori, che fungono da mediatori tra l’opera e il pubblico. Nel caso di opere di IA, tale diritto potrebbe essere attribuito all’utilizzatore o proprietario del software IA, il quale investe nell’uso del programma e dà gli input necessari per l’esecuzione creativa.
Questo tipo di tutela economica, sebbene meno completa del diritto d’autore, permetterebbe comunque di limitare la libera riproduzione dell’opera e garantirebbe un ritorno economico all’investitore tecnologico, offrendo così un incentivo alla produzione di opere creative digitali.
Le sfide giuridiche aperte
L’esclusione del diritto d’autore per opere completamente autonome potrebbe causare conseguenze non trascurabili. Da un lato, l’assenza di tutela potrebbe scoraggiare la creazione di nuove opere digitali, con un impatto negativo sull’innovazione culturale e tecnologica. Dall’altro lato, alcuni studiosi sostengono che l’attribuzione del diritto d’autore a opere interamente automatizzate contrasterebbe con la finalità della legge italiana, orientata a proteggere l’apporto intellettuale umano.
Una possibile soluzione potrebbe essere la revisione normativa, affinché il legislatore introduca tutele specifiche per opere digitali create autonomamente da IA. Tale riforma potrebbe stabilire una distinzione chiara tra diritti economici e diritti morali, regolando l’attribuzione di tali diritti a vantaggio degli sviluppatori e utilizzatori di IA.
Conclusione
La sentenza n. 1107/2023 della Corte di Cassazione rappresenta un primo passo importante nel chiarire come il diritto d’autore si applica alle opere create mediante intelligenza artificiale. La posizione della Corte è cauta, ponendo l’accento sulla necessità di un intervento umano per il riconoscimento della tutela autorale, ma apre la porta a nuove forme di protezione economica tramite i diritti connessi.
In un’epoca in cui l’IA sta rapidamente diventando uno strumento creativo, il legislatore potrebbe essere chiamato a definire norme più dettagliate per garantire una tutela equilibrata, che riconosca l’importanza dell’innovazione tecnologica pur rispettando i principi di creatività umana sanciti dalla nostra legislazione.