Evidentemente stiamo parlando del sistema elettorale, un tema molto caro alla nostra politica, che ogni tanto salta fuori, solitamente in modo ciclico.
La definizione di sistema elettorale può essere “l’insieme di norme e procedure che determinano modalità di espressione del voto, canoni di elezione dei partiti, traduzione voti-seggi”.
In sostanza sono quelle regole con le quali si decide chi ha vinto e chi ha perso alle elezioni e in che misura una vittoria si traduce in trionfo o una sconfitta in tracollo. Niente di più semplice. Il problema è che ogni volta, al termine delle elezioni sembrano aver vinto tutti, e, nella pratica, è piuttosto difficile decretare vincitori e sconfitti. In effetti non si sta gareggiando alle olimpiadi, si sta stabilendo chi debba sedere nelle poltrone più importanti della nostra democrazia.
I sistemi elettorali sono teoricamente di due tipi, maggioritario o proporzionale. I nostri politici spesso ne parlano, ma poco si curano di essere compresi dalla popolazione.
Nella pratica il sistema maggioritario si caratterizza per l’introduzione di un “bonus” in seggi che viene attribuito al soggetto che ha ottenuto la maggioranza dei voti, a ovvio discapito di chi ne ha ottenuti meno, al fine di avere un governo più stabile.
Calandoci in un esempio pratico, nella nostra nazione ci sono una pluralità di partiti e movimenti politici che concorrono a ogni elezioni. In altri Stati, come l’America, ve ne sono solo due, e a dire la verità anche noi abbiamo provato ad avvicinarci al bipartitismo, con l’unione delle destre moderate sotto la bandiera del Popolo delle Libertà, e delle sinistre, sotto i colori del Partito Democratico, ma tale tentativo è naufragato in entrambe le fazioni politica.
Noi ci troviamo, dicevamo, con moltissime realtà politiche che si presentano alle elezioni, tanto che, con la dispersione di voti che ne deriva, se un partito arriva al 25-30% può dirsi con ragione molto soddisfatto. Nel sistema maggioritario, tale percentuale verrebbe rafforzata, fino alla maggioranza effettiva dei seggi occupati da esponenti della classe politica vincitrice alle elezioni, “rubando” quei posti alle antagoniste che abbiano accaparrato meno voti. É giusto? É sbagliato? Lo lasciamo decidere ai lettori, sicuramente le conseguenze di una tale scelta sono la più facile governabilità della Nazione (un’unica forza politica al governo), e una minore rappresentanza democratica delle minoranze.
L’alternativa opposta è il sistema proporzionale. In questo sistema non vi sono sostanzialmente “bonus”, se un patito politico ha ottenuto in 20% delle preferenze avrà sostanzialmente diritto al 20% dei seggi.
A governare saranno, quindi coalizioni miste di partiti che sommati diano la maggioranza. Qui il problema è ribaltato: grande rappresentanza politica di tutti i cittadini (è sempre fissata una soglia di sbarramento che impone al partito l’assegnazione di 0 seggi se non viene raggiunta, in Italia è il 3%), rappresentanza veritiera della politica della cittadinanza, ma grande instabilità di governo, che per andare avanti dovrà continuamente mediare con tutte le diverse anime politiche che compongono la coazione. Altrimenti il famoso “stacco della spina” è dietro l’angolo…