L’evoluzione del sistema scolastico italiano.

in Diritto di Famiglia

Il nostro studio si è più volte occupato di diritto di famiglia, tutela dei diritti dei minori e di garanzie dei loro interessi. Va da se che lo spazio ideale di crescita del minore sia la scuola. Tale istituto è ancor più fondamentale in quanto è anche il primo momento in cui ciascuno di noi è entrato in contatto con lo Stato, i suoi funzionari e la struttura generale della pubblica amministrazione.

Molte volte il passaggio dalla realtà familiare a quella sociale, e statale, che avviene attraverso la scuola può essere anche traumatica per il giovane. Tra i fenomeni negativi che possono verificarsi infatti troviamo bullismo, cyberbullismo, problematiche con insegnanti e/o altri funzionari scolastici, discriminazioni varie.

La scuola rischia dunque di diventare un terreno fondamentale nel quale battersi per la difesa, anche giuridica dei nostri figli.

Per questa ragione abbiamo deciso di approfondire cosa si intende, oggi, per scuola, quali sono state le sue origini e le sue evoluzioni nel nostro paese e verso quali orizzonti ci stiamo muovendo in tale ottica…

Nell’Italia preunitaria il sistema di educazione e istruzione dei giovani era gestito sostanzialmente dalla Chiesa. Ogni parrocchia presente in ciascun quartiere o paese si occupava dell’educazione dei giovani locali in maniera autonoma ed autogestita, e anche il periodo di studio per ogni giovane era molto limitato e variabile a seconda del territorio. L’istruzione, non obbligatoria in quanto quasi mai regolata dalle leggi degli Stati italici, ha fatto sì che, una volta unito il Regno, i governanti si trovassero dinnanzi una Nazione abitata da oltre il 90% di analfabeti. Questo, a sua volta fu la causa dell’arretratezza del Paese, che si industrializzò molto più tardi rispetto ad altri paesi europei, rimanendo uno Stato fortemente agricolo e povero.

Il primo intervento lo si deve al Ministro dell’Istruzione Casati, che già nel 1859, in concomitanza alla partenza di Garibaldi e dei suoi Mille uomini, fece approvare una legge che riconosceva il diritto-dovere dello Stato di intervenire nella materia scolastica, sostituendo e affiancando la Chiesa. Casati, in particolare, delegava ai Comuni il compito di organizzare e gestire il sistema scolastico, ma anche questi si rivelarono non in grado di gestire la materia, soprattutto per la mancanza di fondi.

Nel corso dei successivi decenni si fissò l’obbligo rivolto ai genitori di far frequentare ai propri figli la scuola (riforma Coppino del 1877), i limiti di tale obbligo furono elevati dai 9 anni ai 12 (riforma Orlando) e si passò dalla concezione di una scuola finanziata e gestita dai Comuni ad una scuola di responsabilità diretta dello Stato.

Ma la riforma più importante del nostro sistema di istruzione fu sicuramente quella voluta dal filosofo Giovanni Gentile in epoca fascista, che Mussolini, in passato lui stesso maestro elementare, non esitò a definire “La più fascista delle riforme.

Il Duce, una volta ottenuto il potere, infatti, capì immediatamente l’importanza della scuola, sia in ottica della crescita del paese, ancora fortemente povero, arretrato e composto nella maggioranza da analfabeti, sia nella creazione dell’uomo nuovo, quel prototipo di uomo che Mussolini si illudeva di poter creare con “libro e moschetto”, quale forte, patriota e obbediente.

Il Ministro Gentile organizzo una riforma molto moderna per l’epoca: innalzò l’obbligo scolastico fino al 14° anno di età (rendendo effettivi i controlli che contribuirono a ridurre l’abbandono scolastico, al tempo ancora molto frequente), creò una scuola elementare, della durata di 5 anni, seguita da una scuola media o una di avviamento professionale. Furono istituite scuole speciali per i soggetti portatori di handicap e la religione divenne insegnamento obbligatorio. Alle scuole medie si affiancarono una scuola magistrale, per la preparazione dei futuri maestri, e anche le scuole superiori, riservate a pochi, i migliori, che avrebbero poi proseguito gli studi attraverso l’università, creando la futura classe dirigente.

Con l’introduzione della Costituzione il sistema scolastico, come tutti i principi sociali, fu radicalmente ribaltato, passando da una visione totalitarista a una democratica. Da “prima lo Stato” a “prima la Persona”, da “prima la Patria” a “prima l’Individuo”.

I Padri Costituenti intervennero così anche sul sistema scolastico nazionale introducendo principi nuovi quali: la libertà di insegnamento (art. 33 Cost) e libero accesso alla scuola pubblica in ogni ordine e grado, che deve essere gratuita e non discriminante, dovendo, inoltre, sostenere i più meritevoli, anche se privi di mezzi economici adeguati (art. 34 Cost.).

Nonostante tali innovazioni concettuali e teoriche assolutamente capovolgenti, dal 1948 il Parlamento ci mise diverso tempo prima di cominciare a mettere mano alla riforma Gentile, che di fatto rimase invariata nella sua struttura fondamentale. Gli interventi normativi in tale materia furono sempre isolati e marginali, volti a dare specifiche risposte settoriali senza intaccare la struttura di base della scuola pubblica italiana.

Nuova propulsione al cambiamento arrivò con il consolidamento dell’Unione Europea, della quale l’Italia è uno dei paesi fondatori, tanto che nel 2000, la riforma Berlinguer per prima, cambiò la suddivisione dei cicli scolastici: non più tre (elementare, medie e superiori) ma due (primaria e secondaria), uniformando il sistema italiano a quello degli altri Paesi dell’Unione.

Ma ancora più importante di questo intervento strutturale, fu la Legge 59/97 (la legge Bassanini), che si pose a chiusura di una serie di norme, di cui la prima fu la L. 537/1993, volte a riconoscere la personalità giuridica a tutti gli Istituti e le Scuole di ogni ordine e grado (identificando come legale rappresentante pro tempore il Dirigente Scolastico), costituendo un sistema di soggetti autonomi, pluralisti e dotate di libertà contrattuale.

Bibliografia:

  • FRACESCO DE SANCTIS,Principi di diritto e management scolastico, Tecnodidi, Napoli, 2017
  • MARCO OROFINO, Privacy, minori e cyberbullismo, Giappichelli, Torino, 2018
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  • AA.VV. Il diritto dei minori: legislazione e giurisprudenza di diritto minorile, sostanziale e processuale, penale, civile ed amministrativo, Simone, Napoli, 2015
  • DANIELA BARDONI, I minori e la loro tutela, Admaiora, , 2016, Roma